ImmagineLa Fondazione Andrea Cefaly
in collaborazione con L’Assessorato alla Cultura del Comune di Catanzaro

Presentano

Domenico Cefaly, la forza della tradizione

Mostra dedicata al maestro Domenico Cefaly a dieci anni dalla scomparsa.

                                                                                       Catanzaro– Archivio Storico Comunale, Terrazza del Complesso Monumentale del San Giovanni

                                                                                                19-29 Aprile 2014

                                                                                                             Inaugurazione Sabato 19 Aprile 2014

ore 18,00

Aperta martedì-giovedì-venerdì ore 9,00-13,00 / mercoledì 14,00-18,00

 COMUNICATO STAMPA

Sabato 19 Aprile 2014, alle ore 18.00, inaugurazione della mostra dal titolo “Domenico Cefaly, la forza della tradizione”.

Nato a Cortale nel 1932, Domenico Cefaly venne avviato alla professione dell’arte dallo zio Andrea Cefaly Junior sin da tenerissima età. Compì l’apprendistato artistico lontano da casa -a Roma- dal 1950, quando lo zio Andrea lo accompagna e lo presenta a Michele Guerrisi, scultore di Cittanova e autore tra gli altri del Monumento ai Caduti di Catanzaro. Rimarrà a Roma dal 1950 al 1966, come assistente del maestro Guerrisi, dedicandosi alla scultura, riscoprirà la pittura dopo il ritorno in Calabria quando, di nuovo accanto allo zio, riprenderà a dipingere con nuova estro creativo. La ritrovata ispirazione all’Arte fu infatti stimolata e sollecitata dallo zio Andrea che lo spinse a lavorare per superare la caratteriale ritrosia che lo vincolava a non mostrare le sue opere contemporaneamente allo zio, verso il quale nutriva rispetto reverenziale tanto da dire spesso la frase: “un Cefaly per volta”. Parteciperà a molte e importanti manifestazioni artistiche regionali e nazionali tra cui si ricorda: la prima esposizione pubblica alla Seconda Mostra Sindacale di Pittura e Scultura dell’USAIBA di Catanzaro, del 1957, la Mostra d’Arte della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma del 1966, alcune edizioni del Premio Villa San Giovanni e la personale presso il Palazzo della Provincia di Catanzaro del 1988. Realizzerà numerose opere pubbliche tra le quali si ricorda la “Novella strage degli innocenti di Crichi”, esposta nel Comune di Simeri Crichi e la “Madonna delle Nevi” per la chiesa matrice di Girifalco. Hanno scritto di lui molti e importanti critici d’arte tra cui si ricordano: Maria Teresa Leoni Zanobini, Silvio Loffredo, Ennio Bonea, Emilio Argiroffi, Achille Curcio.

 

Giudizi Critici

Da Calabria Letteraria, mar-apr 1957: II Mostra Sindacale di pittura e scultura U.S.A.I.B.A  di Catanzaro     1957

[…] vi partecipano artisti la cui validità è stata riconosciuta dalla critica più severa e giovani alle prime armi, uomini che hanno dedicato tutta la loro attività all’arte […]. Trentadue pittori, tre scultori, un incisore: un panorama quasi completo delle varie capacità degli artisti, operanti nella nostra provincia ed inoltre qualche indicazione, della quale si deve tener conto particolarmente tra i giovani. In Andrea Cefaly il dialogo aperto con la natura diviene rapida intuizione della sua essenza lirica e commossa indagine dell’anima degli uomini e nelle cose, miracolo di un attimo di felicità visiva o acuta e pungente penetrazione di una profonda realtà spirituale. Un mondo di emozioni che si traduce in una realtà pittorica cosi sottilmente evocativa, cosi lontana da ogni particolarismo naturalistico, da assumere il valore di puro stato d’animo lirico. Voi tutti già sapete che in lui si tramanda l’illustre tradizione d’arte della sua famiglia, anche l’ultima generazione dei Cefaly non è da meno – è qui presente con tre dipinti il nipote Domenico.

Emilia Zinzi

Dal  catalogo della mostra personale presso la sala della Provincia di Catanzaro, Domenico Cefaly, Catanzaro 1988:

L’immagine della realtà in un alone di poesia

Primavera 1950. Andrea Cefaly accompagna il nipote Domenico a Roma.

Lo presenta a Guerrisi che, ora sessantenne insegna presso l’accademia capitolina.

Andrea gli affida il giovane nipote che resterà per imparare a lavorare con lo scultore calabrese e del quale diventerà assistente fino al 1966. E’ l’anno questo della morte del padre Carlo.

Domenico tornerà a casa senza mai più allontanarsene.

Tutto è nuovo per Domenico dopo tanta scultura: il suo sguardo cattura forme e colori per rinchiuderli, questa volta, sulla tela in un ambito di costrizione ideale, farli suoi per il piacere di portarseli in casa, per poter provare sempre quel senso di riposante appagamento che non tollera interferenze nel possesso e nella custodia di quanto gli appartiene. Vien fuori il temperamento gentile di Domenico Cefaly, i gusti raffinati e l’eccezionale sensibilità alla bellezza. Un personaggio non molto diverso dall’avo Domenico che Arthur Strutt, nel suo Viaggio in Calabria , ricorda come il galantuomo più genuino e dall’aspetto benevole incontrato durante le sue peregrinazioni nell’Italia meridionale. L’immagine della realtà è in Domenico sempre rarefatta, circonfusa da un misterioso alone di poesia e del pensiero fisso della coerenza verso l’idea che egli ha della pittura; in altri termini coerente con la sua pittura.

Achille Curcio

Dal  catalogo della mostra personale presso la sala della Provincia di Catanzaro, Domenico Cefaly, Catanzaro 1988:

Domenico Cefaly discende da una famiglia di artisti ma non è circoscrivibile entro un ambito cosi ristretto; la sua famiglia d’elezione è assai più ampia. Sarebbe altresì riduttivo della sua cultura figurativa limitarla ai suoi studi romani; anche ad un analisi sommaria della sua coerentissima produzione non si scorge alcun segno d’indulgenza eclettismo tipico dell’accademia. Eppure la pittura italiana ed europea, di questo secolo e dell’altro, è presente nell’opera di Cefaly. Ma nella forma più meditata e distillata, fino alla costituzione di un linguaggio suo personale. Molte sono le evocazioni suscitate da questa pittura, dalla scomposizione cubista a Dufy, dalla perentoria pennellata alla Boldini alle contrapposizioni cromatiche di Matis, e avvolte persino brani di poesia del “non-dipinto”, alla De Pisis (tanto per intenderci); poi invece ti accorgi che questo apparente non dipinto, in Cefaly è sicuramente “dipinto” e che nella sua pittura pur non essendovi impeto v’è urgenza espressiva, oltre alle sottili e meditate invenzioni figurative.

Maria Teresa Leoni Zanobini

Dal  catalogo della mostra personale presso la sala della Provincia di Catanzaro, Domenico Cefaly, Catanzaro 1988:

Ho avuto occasione di ammirare una raccolta di dipinti di Domenico Cefaly  e sono rimasto sensibilmente entusiasta. Ciò perché egli dipinge con una forza espressiva poco comune e le sue figure, i suoi nudi o paesaggi, oppure ancora le sue nature morte […] si volgono verso la luce e la vita in uno slancio vitale e primario che muove dal profondo. Tutto il suo lavoro è intensamente ed umanamente vissuto: la sua pennellata nervosa plasma con energia ed armoniosa rispondenza le forme in ogni angolo dei suoi dipinti. I ritratti ed i nudi ne fanno fede: traspare in queste opere, con le pennellate spezzate ed alimentate da grande suggestione, una evidente e tesa sensibilità che suscita un emozione profonda ed un sentimento di estatica ammirazione. E vediamo ancora dissolversi o vibrare delle forme, “alterate” e “riformate” che fluttuano e agiscono nella singolare e forte libertà espressiva che caratterizza la visione di Domenico Cefaly.

Silvio Loffredo

www.fondazioneandreacefaly.it

 

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