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L’avvocato Italo Reale, legale dell’imprenditore, ricostruisce in una nota l’intera vicenda.

“Abbiamo deciso di rendere pubblica la notizia dell’assoluzione per evitare ché rimanga solo il ricordo del provvedimento restrittivo contro l’imprenditore Beniamino Scalzo eseguito nei primi mesi del 2014. Giovedì quindi l’imprenditore Beniamino Scalzo è stato assolto perchè il fatto non sussiste dall’accusa di estorsione nei confronti di diversi dipendenti della sua azienda artigiana che operava nel settore degli appalti di poste Italiane ed in particolare di trasporto e consegna dei plichi postali tra i vari Uffici. Ricordiamo brevemente il fatto: Nel 2014  la Procura della Repubblica aveva chiesto ed ottenuto un provvedimento restrittivo nei confronti dello Scalzo, dietro denuncia di un ex dipendente, che lo accusava di approfittare della situazione di disoccupazione della Regione, per costringere i lavoratori ad accettare un corrispettivo che non teneva conto delle ore in cui  gli Stessi dovevano sostare in attesa di completare il servizio.

Infatti Poste Italiane, soggetto appaltatore, prevedeva un primo viaggio in cui i mezzi dello Scalzo prelevavano i prodotti postali per consegnarli ad altro Ufficio. In questo secondo, in altra località, gli autisti dovevano attendere che venisse loro consegnata altra posta, normalmente a fine mattinata, per riportarla alla stazione di partenza. L’intervallo di attesa, di qualche ora, non veniva retribuita dalla Scalzo e la Procura aveva ipotizzato che ciò avvenisse approfittando  della situazione di disoccupazione che non consentiva al personale della società di avere altre prospettive di impiego. Alcuni del dipendenti  avevano inoltre segnalato una mancata corresponsione di alcune mensilità aggiuntive della retribuzione. Abbiamo quindi proceduto ad acquisire una notevole mole di documentazione che insieme  ed alle indagini difensive svolte dall’investigatore privato, l’ex maresciallo Concolino,  ha dimostrato l’infondatezza delle contestazioni ed in particolare che la natura “discontinua” dell’impegno lavorativo, giustificava, a norma del contratto di lavoro, il pagamento delle sole ore di viaggio.

Quindi l’accusa principale è venuta meno attraverso una lettura corretta del Contratto Nazionale di lavoro e di diverse sentenze della Corte di Cassazione che confermavano le conclusioni a cui era già giunto l’Ispettorato del lavoro, che aveva archiviato la denuncia del dipendente, e le organizzazioni Nazionali di Categoria. Abbiamo quindi deciso di restringere i tempi del giudizio per e la scelta si è rilevata opportuna in quanto ma il Presidente della Sezione Penale, dott.ssa Maria Teresa Carè, in qualità di Giudice dell’udienza preliminare, ha accolto le tesi della difesa,  ed ha assolto Scalzo con la formula sopra indicata scagionandolo completamente”.

Avv. Italo Reale

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