Cuore Precursori della proteina CD166 presentano proprietà molecolari ed elettriche tipiche, contraendosi in modo ritmico e riuscendo ad imporre il loro ritmo al ventricolo, proprio come un pacemaker.

Grazie alle cellule staminali è possibile ottenere un pacemaker completamente biologico capace di far battere il cuore: i ricercatori dell’Università Statale di Milano ci sono riusciti partendo da cellule staminali di topo, aprendo così alla possibilità di creare un pacemaker biologico anche per l’uomo che possa essere usato per la sperimentazione di nuovi farmaci e che, in un futuro non troppo lontano, possa mandare in pensione gli attuali pacemaker elettronici.
Nello studio pubblicato su Circulation Research, i ricercatori del laboratorio PaceLab descrivono il protocollo con cui sono riusciti a usare cellule staminali embrionali pluripotenti di topo per ottenere i precursori di quelle cellule cardiache che costituiscono il vero pacemaker naturale del cuore, il cosiddetto nodo senoatriale.
Questi precursori sono stati selezionati sulla base dell’espressione della proteina CD166 in una precisa finestra temporale durante il differenziamento.
Una volta posti in coltura, i precursori esprimono diversi geni normalmente coinvolti nello sviluppo del nodo senoatriale e presentano le proprietà molecolari ed elettriche tipiche delle cellule senoatriali adulte: infatti si contraggono in modo ritmico e spontaneo, riuscendo a imporre il loro ritmo alle cellule cardiache del ventricolo proprio come un vero e proprio pacemaker.
Secondo i ricercatori, questa tecnica potrebbe essere applicata anche alle cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) umane, derivate direttamente dai pazienti affetti da patologie cardiache.

Ciò potrebbe aprire la strada allo sviluppo di un pacemaker biologico personalizzato, utile per la sperimentazione in vitro di nuovi farmaci ma anche per future applicazioni cliniche.
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